Oggi cuciniamo insieme
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Galbani GrangustoPresenta

Cima alla genovese

Ricetta creata da Galbani
cima alla genovese
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Presentazione

Oggi prepareremo insieme una specialità della Liguria a base di carne di vitello e verdure. L'avrete già capito, stiamo parlando della cima alla genovese. Un secondo piatto da portare in tavola alle feste di famiglia, come Natale o Pasqua. La preparazione è abbastanza elaborata, ma seguendo il procedimento passo dopo passo non avrete alcun problema, e potrete stupire tutti i vostri ospiti. La prima cosa da fare sarà andare dal vostro macellaio di fiducia, a cui chiedere una tasca di carne di vitello con un'apertura, che farcirete con diversi ingredienti dal sapore molto deciso. A rendere il tutto ancora più gustoso, il Grangusto Grattugiato, immancabile.

Dovrete munirvi anche di ago e filo, per ricucire la tasca e mantenere all'interno tutta la farcitura. La ricetta si aggira su un livello di difficoltà medio, ma bastano solo alcuni accorgimenti per un risultato ottimale.

Media
8
180 minuti
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Ingredienti

  • 1 tasca di vitello (circa 1,5 kg)
  • 2 litri di brodo vegetale
  • 200 g di polpa di vitello
  • 100 g di cervella di vitello
  • 2 animelle di vitello
  • 50 g di poppa di vitello
  • 50 g di Grangusto Grattugiato Galbani
  • 50 g di burro
  • 3 uova
  • 50 g di pinoli
  • 100 g di piselli
  • 100 g di funghi
  • 1 costa di sedano
  • 1 carota
  • 1 aglio
  • 1 cipolla
  • q.b. maggiorana
  • q.b. sale e pepe
  • q.b. olio extravergine d'oliva

Preparazione

Per realizzare la cima alla genovese, dovrete prima preparare con cura il ripieno, e per farlo vi serviranno tutti gli ingredienti elencati sopra, tra cui anche le frattaglie, che potrete già richiedere in macelleria lavate e tagliate.

01

Prendete una padella e fate sciogliere del burro. Aggiungete la polpa di vitello e lasciatela rosolare a fuoco basso finché non diventa dorata uniformemente. In un'altra pentola aggiungete un filo d'olio extravergine d'oliva e cuocete a fuoco basso i piselli e i funghi per circa 15 minuti.

02

In una ciotola molto capiente unite la carne di vitello, le animelle, le cervella e la poppa, tutte tagliate a pezzetti. Aggiungete anche i piselli, i funghi, i pinoli, l'aglio, la maggiorana e il Grangusto Grattugiato. Aggiungete le uova sbattute al composto e mescolate con una spatola finché non diventerà omogeneo. Sale e pepe a piacimento.

03

Ora è arrivato il momento di riempire la tasca. Procedete con attenzione, evitando di riempirla tutta, ma lasciando uno spazio per evitare che si rompa in cottura e fuoriesca la farcitura.

04

A questo punto, cucite l'apertura con ago e filo in maniera accurata, sigillando ogni punto.

05

In una pentola, realizzate il brodo vegetalecon sedano, carote e cipolla e portate a bollore. Immergete a questo punto la cima alla genovese, e lasciate cuocere per almeno 2 ore, bucherellando la superficie con uno spiedino per non farla gonfiare.

06

Quando la tasca di vitello ripiena sarà cotta, estraetela dal brodo e mettetela su un tagliere. Copritela con un peso, come una pentola piena d'acqua, e lasciate che si raffreddi. Lasciate un canovaccio sotto il tagliere, perché la cima perderà il liquido in eccesso. Una volta fredda, tagliate a fette sottili e portare in tavola questa delizia tipica di Genova.

Varianti

La ricetta che vi abbiamo illustrato è la più conosciuta, ma oggi esistono delle versioni più delicate, che non prevedono l'uso di frattaglie. Spesso, infatti, il ripieno viene realizzato semplicemente con carne macinata di vitello, prosciutto e verdure, tra cui spinaci o bietole.

Un formaggio come il parmigiano o come il pecorino danno un sapore deciso e sono adatti alla creazione del ripieno, ma anche la ricotta salata è una buona alternativa.

Molte persone aggiungono del pane ammollato nel latte al composto, per rendere il ripieno più morbido.

Alcune varianti si presentano anche nel modo di cuocere la cima alla genovese, perché in cucina esistono tantissime possibilità. Una, ad esempio, è la cottura sottovuoto, che prevede l'inserimento della tasca in un sacchetto apposito e l'immersione in acqua a 75° per circa 6 ore. Un procedimento molto lungo, ma possibile.

Un'altra ancora è la cottura a vapore, che le conferisce un sapore più delicato. O ancora, potete optare per quella in forno, ma a bagnomaria: posizionate la cima su una teglia sui cui avrete versato dell'acqua, e cuocete a 160° per 1 ora e mezza. Vi permetterà di avere una crosticina esterna appetitosa.

Suggerimenti

Non scegliete per il ripieno formaggi come mozzarelle o stracchino, perché rilascerebbero troppa acqua. Come già suggerito, optate sempre per parmigiano o pecorino.

Per la cucitura, è importante utilizzare un ago di grandi dimensioni e lo spago da cucina, non il semplice filo da cucito. Lasciate la cucitura non troppo stretta ma ben robusta.

Il numero di uova è importante, perché determina la consistenza e il sapore del ripieno. Per questa ricetta, ideale per 8 persone, ne saranno sufficienti 3.

Una pietanza come questa rientra tra i piatti da fare almeno una volta nella vita, soprattutto durante le festività come secondo, quindi merita un contorno che si rispetti. Facendo parte della storia ligure, possiamo aggiungere del pesto alla genovese a delle patate lesse, per insaporirle e creare un ottimo abbinamento.

Vi suggeriamo di tagliare fette sottili dopo aver lasciato raffreddare, così che siano più compatte, magari aggiungendo delle gocce di limone e un filo d'olio extravergine d'oliva.

Curiosità

La cima alla genovese è uno dei piatti base della cucina ligure, e si pensa che sia nata nel '700 come piatto di recupero. Serviva infatti a non scartare gli avanzi che erano rimasti in casa, a cui si dava il ruolo di ripieno utilizzando la pancia del vitello per contenerli. Si faceva bollire per il tempo necessario e si gustava.

Anche il momento della cucitura diventa un simbolo importante di condivisione familiare, di gesti artigianali tramandati di generazione in generazione.

Si pensa che in passato venisse sempre preparata per il pranzo della Domenicadelle Palme, e poi conservata per la Pasqua.

Sapevate che il piatto viene inserito nel romanzo più celebre di Alessandro Manzoni, "I promessi sposi"? Lui lo nomina come cibo simbolo di abbondanza e di festa.

Oggi fa parte dei Patrimoni Culturali Immateriali della Liguria, un vanto gastronomico italiano.

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